Aggiornamento: purtroppo il 25 aprile 2025 Virginia Giuffre è morta per quello che è stato dichiarato, per ora, un suicidio.
Nel 1986, i The Smiths cantavano romanticamente “And if a double-decker bus crashes into us, to die by your side is such a heavenly way to die”. Ma quando un bus scolastico ti piomba addosso a 110 km/h mentre stai rallentando per svoltare, come nel caso di Virginia Giuffre, la visione poetica di Morrissey perde un po’ del suo fascino. La più nota delle accusatrici di Jeffrey Epstein – nonché colei che ha trascinato il Principe Andrew in uno scandalo planetario – ha raccontato sui social di essere in condizioni critiche dopo un grave incidente stradale avvenuto vicino Perth, in Australia.
Secondo il suo racconto riportato da Anna Betts del Guardian, Giuffre si trova in insufficienza renale, ricoverata in un reparto d’urologia, e avrebbe ricevuto una prognosi di “quattro giorni di vita”. Nella sua dichiarazione commossa, ha scritto: “Sono pronta ad andarmene, ma vorrei solo rivedere i miei figli un’ultima volta”. In sottofondo, la polizia australiana ha confermato un incidente “minore” tra un’auto e uno scuolabus avvenuto a Neergabby, con nessun ferito ufficialmente registrato, e circa 2.000 dollari australiani di danni. Ma nel frattempo Giuffre è stata ricoverata d’urgenza il 1° aprile, dando credito al sospetto che le conseguenze siano state tutt’altro che lievi.
Negli ultimi anni, Giuffre era diventata un simbolo della battaglia contro il sistema predatorio costruito da Epstein e Ghislaine Maxwell, con una denuncia civile contro il Principe Andrew conclusasi con un accordo extragiudiziale nel 2022. Dopo le condanne e i “suicidi” eccellenti (vedi Epstein), la sua vicenda sembrava essersi chiusa con una nuova vita in Australia. E invece eccola lì, di nuovo in prima pagina, in un letto d’ospedale con una lesione alla testa e un destino incerto – ma con lo smartphone alla mano per ringraziare i suoi sostenitori e pubblicare un selfie drammatico.
Per il Comitato del Premio Calvi, ovviamente, il tutto assume contorni fin troppo familiari: coincidenze curiose, dettagli che non tornano, e un passato ingombrante. Il “malore attivo” è ormai una categoria internazionale, e forse anche il “bus attivo” merita una menzione speciale. Ma nell’attesa di conferme mediche, legali o metafisiche, auguriamo che Virginia possa smentire anche questa previsione fatale. Perché, a differenza di Epstein, lei non è mai sembrata il tipo da cadere nel silenzio senza combattere.
