Francesca De Benedetti, giornalista del quotidiano Domani, analizza l’intricata vicenda di Mario Paciolla, operatore ONU in Colombia, la cui morte il 15 luglio 2020 è stata rapidamente classificata dalle Nazioni Unite come suicidio. Tuttavia, le numerose incongruenze e l’assenza di trasparenza hanno trasformato il caso in un intricato giallo internazionale. Paciolla, 33 anni, aveva pianificato il rientro a Napoli, motivato dal timore per la propria incolumità, dopo aver scoperto informazioni rilevanti nel corso della missione ONU. Poco prima della partenza, è stato trovato morto nel suo appartamento, in una scena che, secondo le indagini successive, suggerisce più una messa in scena che un gesto volontario.
L’ONU ha affidato il controllo della scena della morte a Christian Leonardo Thompson, responsabile della sicurezza della missione, che ha provveduto alla pulizia approfondita dell’appartamento, cancellando tracce biologiche fondamentali e trasferendo oggetti chiave, come un materasso insanguinato, in una discarica. Inoltre, sono spariti l’agenda e i quaderni personali di Mario, che potrebbero contenere informazioni cruciali sulle sue attività e scoperte. I genitori di Paciolla, Giuseppe e Anna, respingono la tesi del suicidio, sostenendo che il figlio era “un amante della vita” e sottolineando che aveva acquistato un biglietto per tornare in Italia pochi giorni dopo.
Le indagini della procura di Roma non sono ancora concluse, nonostante il lavoro significativo svolto, incluse sette rogatorie alla Colombia e una seconda autopsia condotta in Italia dal noto medico legale Vittorio Fineschi. Tuttavia, la collaborazione da parte dell’ONU si è rivelata insufficiente, con dichiarazioni vaghe e un’indagine interna i cui risultati non sono mai stati divulgati. Nel frattempo, Thompson, nonostante il suo coinvolgimento diretto e le accuse di aver ostacolato le indagini, è stato promosso a capo del Centro operazioni di sicurezza ONU, aumentando il proprio margine d’azione.
Il contesto in cui opera la missione ONU in Colombia aggiunge ulteriori elementi di complessità. Secondo la giornalista colombiana Claudia Julieta Duque, Paciolla avrebbe lavorato a un report su un bombardamento dell’esercito colombiano che aveva causato la morte di bambini. Alcune sezioni del documento sarebbero state fatte trapelare ai politici locali, provocando le dimissioni del ministro della Difesa nel 2019. Questa vicenda potrebbe aver reso Paciolla un bersaglio, esposto a rischi che lo hanno portato a pianificare un rientro in Italia, purtroppo mai avvenuto.
Il caso Mario Paciolla mette in luce una serie di ombre sul ruolo e sulle responsabilità dell’ONU, un’organizzazione il cui simbolo è la trasparenza, ma che in questa vicenda sembra essersi mostrata opaca e poco collaborativa. A tre anni dalla morte, il bisogno di verità e giustizia rimane ancora insoddisfatto, mentre il Palazzo di Vetro continua a suscitare interrogativi sul proprio operato.
