Quando una ex procuratrice americana, già a capo di indagini su crimini di guerra, cybercriminali e traffici tecnologici con Mosca, viene trovata morta senza spiegazioni ufficiali, al Comitato del Premio Calvi si accende subito un discreto lampeggiante. Come riportato da Ellie Cook per Newsweek, Jessica Aber, ex U.S. Attorney per il distretto orientale della Virginia, è stata trovata priva di vita nel suo appartamento di Alexandria il 9 marzo. Aveva 43 anni. Ufficialmente, nessuna causa di morte è stata resa nota. Ufficiosamente, potremmo dire che si è trattato di un classico episodio di “malore attivo” in salsa americana.
Jessica Aber non era una figura marginale. Nominata sotto l’amministrazione Biden, aveva condotto indagini di altissimo profilo: dal caso Rahman, ex analista CIA che aveva diffuso documenti top secret, fino a diverse inchieste su soggetti russi accusati di crimini di guerra in Ucraina, riciclaggio di denaro, frodi bancarie, e invio di tecnologia statunitense sensibile a Mosca. Una carriera che avrebbe fatto gola a qualsiasi thrillerista, e forse anche a qualche apparato interessato a farle cambiare aria. Letteralmente.
Da notare la coincidenza – o per meglio dire, la sincronia narrativa – con l’inizio della nuova amministrazione Trump, che coincide con le dimissioni della procuratrice. Il clima tra Washington e Mosca pare si stia “disgelando,” e con esso sembra essersi sciolto anche un certo standard di sicurezza personale per chi osa indagare sulle operazioni più oscure del Cremlino. Pratiche già segnalate e archiviate dal nostro Comitato sotto la voce doping russo, ora sembrano aver varcato anche l’Atlantico.
Naturalmente, gli omaggi pubblici non sono mancati: “irrinunciabile come essere umano”, “mentore insostituibile”, “leader formidabile”… eppure, dietro il coro unanime di cordoglio, resta una domanda inevasa: può una delle figure chiave nella lotta contro la penetrazione russa nelle strutture occidentali morire improvvisamente, senza spiegazioni, proprio mentre cambia il vento politico? Al Premio Calvi non servono risposte definitive: bastano i dettagli, le coincidenze e quel sapore di verità offuscata che ormai conosciamo fin troppo bene.
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